Pandorum
- ECCO FINALMENTE PER GLI APPASSIONATI DI FANTASCIENZA UN'OTTIMO FILM
PANDORUM - L'UNIVERSO PARALLELO

Titolo originale:Pandorum
Nazione:GER, USA
Lingua:Italiano, Vietnamita, Tedesco, Spagnolo
Anno:2009
Genere:Azione, Fantascienza, Horror, Avventura
Durata:108 mi
Regia:Christian Alvart
Cast:Ben Foster,
Dennis Quaid,
Cam Gigandet,
Antje Traue,
Cung Le,
Eddie Rouse,
Delphine Chuillot,
Norman Reedus,
Wotan Wilke Möhring,
Yangzom Brauen,
Niels-Bruno Schmidt
Sceneggiatura: Travis Milloy
Montaggio: Phillip Stahl
Formato: Colore
Musiche: Michl Britsch
Fotografia: Wedigo von Schultzendorff
Scenografia: Richard Bridgland
Produzione: Constantin Film Produktion, Impact Pictures
Distribuzione: Eagle Pictures
IMDB rating:[ 6.9 / 10 ]su 31.627
- Trama -
Due astronauti si risvegliano a bordo di un'astronave che sembra abbandonata. Il buio è totale, si sentono disorientati, l'unico suono è quello di un rumore sordo che sembra provenire dal centro dell'astronave. Non ricordano assolutamente niente, né chi sono né quale possa essere la loro missione... Guidato per mezzo di una radiotrasmittente dal Tenente Payton (Quaid), Bower si avventura all'interno dell'astronave e pian piano inizia a scoprire una realtà terrificante: qualcosa a bordo dell'astronave ha iniziato una caccia e loro sono la preda. Questa entità sconosciuta farà qualsiasi cosa pur di assicurarsi che nessuno di loro sopravviva. Nel frattempo, Bower scopre la presenza di altri due astronauti a bordo, anche loro intrappolati nel loro stesso incubo: Sono Manh (Le) e Nadia (Traue). Assieme, i quattro astronauti lotteranno per sopravvivere e per sfuggire alle oscure forze intenzionate a distruggerli. Lentamente e inesorabilmente, gli sconvolgenti e letali segreti dell'astronave verranno rivelati uno ad uno...e, finalmente, gli astronauti scopriranno che la loro sopravvivenza è molto più importante di quanto avrebbero mai potuto immaginare...
- Recensione -
Fantascienza paranoica e claustrofobica, (post) apocalittica, con qualche ambizione filosofica (parolone…) più o meno celata e venature orrorifiche: un filone piuttosto ampio e prolifico del cinema di genere americano e non, nel quale Pandorum si va ad iscrivere nella maniera più piena.
Ma più che dalle parti di Alien - che si tratti di quello originale di Scott o di uno qualsiasi dei suoi successori - siamo da quelle di Punto di non ritorno di Paul W.S. Anderson: per volontà di tenere i piedi ben piantati nella serie B, per manico registico, per influenze e suggestioni.
Lontano da qualsiasi forma di originalità nei suoi spunti di sceneggiatura, il film diretto da Christian Alvart si aggrappa con presa forte a dinamiche di messa in scena sicure e collaudate, teutonicamente algide e squadrate, dove ogni forma di ammiccamento e ironia è bandita, ma di comprovata affidabilità.
Qualcuno definirebbe quello di Alvart un “lavoro onesto”, che è cosciente dei modelli cui si rifà, dei suoi punti forti e dei suoi limiti, come dell’inarrivabilità dei livelli di tensione e paura di quel The Descent che viene implicitamente citato: e da un punto di vista di puro intrattenimento, i risultati che si portano a casa sono anche discreti.
In questo quadro, Ben Foster si muove con la nervosa abilità che oramai gli viene riconosciuta, Dennis Quaid è al contrario si muove con rigido e rugginoso mestiere e la semisconosciuta Antje Traue si fa notare per l’atletismo e per i fari blu che si ritrova al posto degli occhi.
Nel complesso, però, Pandorum non si libera mai del tutto dall’amaro retrogusto dell’occasione almeno parzialmente sprecata: non tanto per qualche calo nel ritmo o per qualche situazione lievemente farraginosa del finale, quanto per la faciloneria un po’ supponente con la quale si vuole moralizzare sulla natura invariabilmente autodistruttiva e cannibale della specie umana, offrendo poi una facile e scontata via d’uscita nel segno di una rinascita travagliata: di una quasi morte interiore che si trasforma in nuovo parto collettivo nemmeno troppo metaforico e figurato.
In questo modo, il film rimane un po’ incerto, seriosamente e rigidamente sospeso tra due diverse e non necessariamente contrapposte concezioni della cosiddetta serie B.
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Dal 1979, anno di uscita di "Alien", le navicelle spaziali sono diventate perfetta ambientazione anche per film dell’orrore. L’ignoto è un concetto su cui immettere un bel carico di suspense e in questi casi lo si può sfruttare seguendo due direttive. La prima è quella spaziale: le spedizioni degli astronauti si rivolgono verso posti inesplorati, non si può sapere chi e cosa troveranno, tutto è permesso, sia nuove regole in termini spaziali che in termini di tempo. Ieri e oggi, lontano e vicino. Si può tutto rivoltare giustificandosi con universi paralleli e proprietà specifiche di nuovi, straordinari pianeti. La seconda è più di tipo tecnico: i luoghi sono normalmente bui, non c’è luce che entra dall’esterno e basta l’idea di un guasto al generatore per rendere tutto poco visibile. E si sa, nell’oscurità si può nascondere chiunque e qualunque cosa.
Su queste due considerazioni si accumula la tensione di "Pandorum", film del tedesco Christian Alvart, alla seconda prova ad Hollywood dopo il non uscito da noi "Case 39" con Renée Zellweger. Purtroppo per lui, questo film si è rivelato un flop al botteghino: costato 33 milioni di budget, ne ha incassati meno di 20 in tutto il mondo.
Strano. Si tratta di un film più che dignitoso, non particolarmente originale nella trama (due astronauti si risvegliano dopo un letargo da congelati durato non si sa quanto e cercano di capire cosa è successo nel frattempo sulla loro astronave), ma assolutamente valido per ciò che riguarda la messa in scena. Con i pochi elementi a disposizione, Alvart confeziona un horror-thriller sempre ben fotografato, dove il rapporto tra due (e poi tre) personaggi principali vive di continue, latenti tensioni, anche quando tutto sembra andare per il meglio. Lo spazio della navicella diventa claustrofobico quanto basta, così come si empatizza facilmente con l’ansia e la voglia di capire del povero personaggio interpretato da Ben Foster (sempre bravissimo). E così, seppur la chiusura lascia un po’ l’amaro in bocca per la semplicità con cui si trova una soluzione logica al tutto, quanto precedeva è ottimo cinema di intrattenimento, di quelli che non ti fanno vedere l’orologio, ma ti inchiodano allo schermo.
La frase: "Noi lo chiamiamo... Pandorum!".











